La straniera
Bergen David
In una remota cittadina del Guatemala, da alcuni
anni si è affermata una clinica della fertilità
che richiama a sé numerose donne benestanti in
cerca di un miracolo. È lì che lavora come assistente
la giovane Íso, una ragazza che per nove
ore al giorno si prende cura delle pazienti che
le vengono affidate; nella stessa clinica lavora
anche il dottor Eric Mann, un attraente medico
americano che ha gioco facile nel sedurla
e a cui Íso finisce per concedersi, innamorandosene
perdutamente. Il medico è sposato, e
la situazione si complica quando la moglie del
dottore arriva nella clinica per usufruire a sua
volta della terapia, ed è Íso stessa a prendersene
cura diventandone la confidente. Il ricovero
della signora Mann dura due settimane senza
dare alcun risultato, settimane in cui Íso smette
di vedere l'uomo che ama. Quando la moglie fa
ritorno negli Stati Uniti, le cose sembrerebbero
tornare come prima, ma non è così, perché Íso
è incinta e avrà una figlia dal dottor Mann; e
quando la bambina nascerà, Íso si renderà conto
di essere stata tradita nel modo più crudele.
Bergen, in questo romanzo, riesce a evocare l'assenza
di quello che abbiamo perduto e, ancora
più drammaticamente, la mancanza di ciò che
non abbiamo mai trovato, e ci lascia un'opera
letteraria di grande respiro, che con uno stile
asciutto ed elegante e una trama impetuosa
affronta uno dei temi più delicati e controversi
dei nostri giorni, quello della maternità surrogata
e dei suoi risvolti sociali ed economici, e
attraverso le vite dei personaggi che lo animano
obbliga il lettore a porsi domande a cui è difficile
rispondere: fino a che punto si può spingere
il desiderio di genitorialità? Quanto è progresso
e legittima aspirazione alla felicità, e quanto
classismo che sfrutta le disuguaglianze, per cui
i ricchi possono permettersi di acquistare l'unica
cosa che i poveri possono vendere, ossia il
proprio corpo?